Dobbiamo essere sinceri sull’identità e ancora di più sull’appartenenza.
Lo farei partendo da una delle più belle immagini della poesia del 900. C’è un bambino che in una notte stellata guarda verso l’alto, e misura la distanza tra due stelle con le sue piccole mani. Si immagina che manchi poco, che le sue dita estese raggiungano “quasi” l’immensità di quella distanza. L’immagine, tratta dalle Elegie Duinesi di Rainer Maria Rilke, propone tre fondamentali elementi. C’è in essa tutta la tensione del bambino verso il futuro, verso la crescita, un elemento d’illusione, e infine la necessità, per crescere, di avere nelle stelle dei punti di riferimento. Questi costituiscono il nucleo dell’identità individuale.
Ok, facciamo un enorme salto.
Quando Altrapsicologia ha ottenuto la maggioranza all’Enpap eravamo nel 2013. Il nostro Ente di previdenza usciva da uno degli scandali peggiori che abbia attraversato non solo la nostra professione, ma che ha bucato lo schermo e interessato i media, portando una psicologia corrotta all’attenzione del grande pubblico. Un immobile di lusso in Via Stamperia a Roma era stato acquistato due volte nella stessa giornata, la prima a 26 milioni da una società partecipata da due noti senatori, la seconda volta riacquistata da Enpap a 44 milioni di euro. 18 milioni di plusvalenza in meno di dodici ore.
Urge una parentesi sul ruolo del denaro, non quando è oggetto di bisogno ma come oggetto psichico. Il denaro è un oggetto di scambio che si distingue dall’oggetto di baratto, scomodo e adatto solo a società molto semplici perché rimane vincolato alla sua natura ontologica, mentre il denaro ha una sua peculiare fluidità, la capacità cioè di essere medium totipotente, come una cellula staminale, di diventare, acquistandola, ogni cosa, di realizzare ogni desiderio.
Si tratta indubbiamente di un oggetto psichico interessante ma abbastanza difettoso nel costruire un’identità sociale, poiché l’identità “plain”, naïf dell’opulento, del ricco è sempre segnata da proiezioni ambivalenti.
Concussione, corruzione, peculato, abuso di potere. Il denaro è davvero “lo sterco del demonio”, come sostiene Papa Francesco? Perché sono così diffusi gli illeciti legati al denaro anche nei crimini commessi da criminali socialmente inseriti, dai cosiddetti “colletti bianchi”?
Voglio formulare un’ipotesi, ovvero che si tratti di ipoformazioni dell’identità, che rimane schiacciata su un modello socialmente favorevole anche se stereotipato.
Un tratto della nostra identità politica è stato individuato dalla nostra comunità professionale quando nel 2013 ha eletto AP vedendo in essa, dopo lo scandalo di Stamperia una forma di garanzia. Avevano individuato un tratto identitario.
Dice un amico di Altrapsicologia, Massimo Recalcati: “fare gli interessi della collettività è percepito
oggi come un abuso di potere contro la libertà dell’individuo”.
Riteniamo ci possa infatti essere propriamente un’istituzione solo là dove il godimento individuale sia in qualche modo limitato a favore di un interesse collettivo, ritenuto superiore. Partecipare a una comunità significa non poter fare ciò che si vuole; è l’insegnamento del Disagio della Civiltà di Freud. L’istituzione, come la legge, introduce per sua natura dei limiti all’anarchia del godimento individuale. Operare con l’ambizione di fare politica implica la responsabilità di agire per l’interesse prevalente non di ogni singolo, ma di una comunità.
L’identità non è un’imposizione superegoica, doveristica, non è esterna. L’identità, il tratto di
Identificazione ideale di Altrapsicologia è se si vuole più rivoluzionario, romantico, oblativo, a
tratti sacrificale.
Più Che Guevara e Madre Teresa che Donald Trump. Questa è la luce nello sguardo dell’altro,
questo il tratto di identificazione specifico.
Non c’è logica di scambio e da sempre è visto con sospetto qualunque tentativo di perseguire interessi individuali.
Per questo il prodotto più importante di questo mandato Enpap è la delibera del 13 Dicembre
2013, il “Regolamento per la gestione del patrimonio” (prima, in un ente che gestiva 1 miliardo di
euro non esisteva), e che soli sette mesi dopo l’insediamento di AP, per usare una metafora cara a
Federico Zanon “crea una cassaforte dove sono saldamente custoditi i soldi delle nostre pensioni, e
toglie le chiavi dalle tasche di singole persone, fossero anche il Presidente dell’Ente”. Il primo e imprescindibile punto è la questione morale. L’asset allocation diventa pubblica. Gli investimenti, etici.
Il secondo derivato dall’identità consiste nell’individuare e fare rispettate criteri di distinzione, di qualità che tutelino la collettività anche di fronte all’idea perversa che vorrebbe il suicidio dell’istituzione per permettere che nell’ombra che segue al suo tramonto ogni singolo possa godere di un godimento anarchico, senza limiti, consumando la comunità stessa e consentendo tutto a tutti. La realtà della professione di psicologo è variegata, non tutte le vacche sono grigie, identiche come nella notte hegeliana. Il nostro nemico è il grido del perverso: tutto è uguale, tutti godono, tutti rubano. Tutte le prassi vanno bene. Guadagniamo con la formazione dei counselor. Non sono d’accordo con la deontologia, l’articolo 21 mi è costato 10.000 euro di avvocato! La legge va cambiata perché collide con i miei interessi individuali, che l’Ordine deve tutelare.
Dall’identità, da un’immagine derivano dunque sia l’interesse alla questione morale ma anche l’adozione di criteri di distinzione che si estendono infine al sociale. Gli Ordini e l’Enpap governati da AP prendono posizione su temi come le terapie riparative, la natura della psicanalisi, il bilanciamento in sede deontologica tra diritti come quello alla salute e quello alla trasmissione del sapere (art. 21 c.d.)… ma anche la famiglia o il gender, mettendo in comunicazione le verità scientifiche con l’interesse collettivo. Non è un caso, non esiste infatti in questo orizzonte identitario un’istituzione silente, l’istituzione svolge la sua funzione prendendo posizione.
Il ruolo dell’istituzione avviene quando essa sia intesa come terzo, come riferimento rispetto alle prassi individuali.
Deontologia e linee guida tracciano una distinzione tra ciò che è giusto o migliore e ciò che è sbagliato o peggiore… è una delicatissima funzione deontica, di giudizio, dalla quale non solo AP non si sottrae, ma che desidera profondamente.
Molti auspicano il ritorno a un ente inutile, inerte, fermo, indifferente.
Noi aspiriamo invece a lasciare un’eredità viva, fatta di direzioni di sviluppo per la professione, esempi e buone prassi da perseguire e indicare ai giovani colleghi come riferimenti. Per questo però bisogna anzitutto essere vivi. Nella politica professionale non lo sono tutti.
Mauro Grimoldi