Strumenti femminili per lo sviluppo della professione di psicolog*

di Roberta Cacioppo

Comincio svelandomi: alla scuola elementare dalle suore ha insistito per – e infine ottenuto di – frequentare il laboratorio del giovedì pomeriggio insieme ai maschi e non alle femmine. Quindi: stop al ricamo e via al traforo del legno. D’altro canto, sul cucito ero già ferratissima a casa con mia madre che lo faceva di lavoro, così come su uncinetto e maglia.

Sono molto grata ai miei genitori e alle maestre per aver semplicemente assecondato una mia inclinazione, senza censure o lamentazioni aprioristiche.

E aggiungo… forse qualcuno avrebbe già potuto subodorare qualcosa su certe mie attitudini.

Oggi, infatti, il tema delle pari opportunità, cioè della promozione del diritto di chiunque ad accedere a quanto gli spetta, senza discriminazioni di sorta, è a me molto caro (ne ho già scritto qui), sia come cittadina, sia come psicologa. In questo caso mi riferisco soprattutto alla parte della mia anima che si occupa di politica professionale: in ENPAP (il nostro Ente previdenziale) ho già lavorato su questo tema nel quadriennio 2013-2016, e certamente farò di tutto per proseguire anche nel prossimo.

Siamo una categoria prevalentemente femminile, e, in maniera quasi paradossale, questo significa che la questione va ulteriormente quotata, piuttosto che considerata scontata o passata come un semplice dato di fatto.

Il principio di equità, che punta a compensare le differenze sostanziali tra le opportunità, è molto distante da quello di uguaglianza, in base al quale viene stabilita un’uguaglianza formale tra le persone, e dove il resto viene lasciato alla libera competizione.

Ecco perché trovo che alcune delle innovazioni portate nel nostro Ente di Previdenza dall’attuale maggioranza di AltraPsicologia segnino in modo indelebile (e non regredibile) l’intera categoria professionale, in termini concreti per coloro che possono usufruire di determinati vantaggi, e in termini di comunicazione di valori civili/laici per me – personalmente – imprescindibili.

La vita non è fatta solo di lavoro, anche se ogni tanto così potrebbe sembrare; facilitare la vita personale e familiare degli iscritti attraverso un meccanismo di solidarietà tra psicologi contribuisce innanzitutto a facilitare il versamento economico in proporzione al fatturato (contribuendo quindi a innalzare la nostra pensione di domani), ed è espressione del pensiero politico a monte di tutto ciò. Perché è chi gestisce l’Ente a indirizzare e rendere esecutivi le forme assistenziali e i servizi che poi vengono effettivamente erogati.

Molto è stato fatto per le donne, che nonostante la numerosità nella nostra categoria hanno ancora redditi medi ben inferiori a quelli degli uomini, come ad esempio:

  • una garanzia collettiva che permette l’accesso a finanziamenti agevolati,
  • una formazione itinerante sulle competenze imprenditoriali,
  • l’accesso gratuito a una procedura di prevenzione medica e psicologica per la gravidanza e il puerperio,
  • una serie di convenzione per agevolare la conciliazione famiglia-lavoro

Sono state portate avanti due ricerche significative

  • Ricerca di mercato sul posizionamento e promozione della figura dello Psicologo” (la trovi in: sezione riservata del sito ENPAP à ENPAP social à media)
  • La professione psicologica e la situazione femminile” (puoi scaricare qui l’ebook)

Abbiamo così scoperto di nuove competenze professionali da sviluppare per lo psicologo, e anche di nuovi settori. Ma certamente c’è ulteriore esigenza di tracciare i bisogni di una categoria così atipica – in termini di distribuzione tra popolazione maschile e femminile -, andando anche oltre. Più riusciremo a tracciare una demografia realistica, maggiore potrà essere l’accuratezza con cui proporre forme assistenziali e servizi. A mio parere, non si tratta, infatti, di favorire “soltanto” la cosiddetta conciliazione vita-lavoro, ma soprattutto di andare nella direzione di offrire qualcosa di veramente mirato. Per questo AltraPsicologia non ha elargito finanziamenti a pioggia, ma ha invece sostenuto progetti circoscritti e mirati specificamente all’avvio, la gestione e la trasformazione della propria attività lavorativa (un esempio tra tutti: il workshop sul Business Model Canvas, che ho seguito nella prima edizione milanese e ho trovato utilissimo).

Io, insieme ad alcune colleghe di AltraPsicologia, sto pensando ancora più in grande: ho in mente le ricerche più recenti sulla leadership femminile e sul valore aggiunto che una donna può portare alla qualità del lavoro… senza dover “scimmiottare” presunte capacità maschili. Sempre più studi ci dicono delle competenze che più frequentemente le donne hanno nei termini di flessibilità cognitiva, modalità di affrontare i conflitti, gestione di più obiettivi contemporaneamente, orientamento al servizio, intelligenza emotiva, capacità di coordinamento con gli altri, pensiero critico, problem solving.

Ecco quindi per cosa continuerò a impegnarmi nel (eventuale) prossimo mandato al CIG di ENPAP:

una valorizzazione globale delle specifiche competenze femminili, da mettere a frutto per lo sviluppo innovativo della professione.